Alfonso Gatto 1909 - 1976

Le vittime

Da "La storia delle vittime"

La storia fosse scritta dalle vittime
altro sarebbe, un tempo di minuti,
di formiche incessanti che ripullulano
al nostro soffio e pure ad una ad una
vivide di tenacia, intente d'essere.

Gli inermi che si scostano al passaggio
delle divise chiedono allo sguardo
dei propri occhi la letizia ansiosa
d'essere vinti, il numero che oblia
la sua sabbia infinita nel crepuscolo.

Dei vincitori, ai ruinosi alberghi
del loro oblio, piu' nulla.
Rimane chi disparve nella sera
dell'opera compiuta, sua la mano
di tutti e il fare che e' del fare il tenero.
E' il nostro soffio che gli crede, il dubbio
di perderlo nel numero, tra noi.


Inverno a Roma

da "Osteria Flegrea"

I bambini che pensano negli occhi
hanno l'inverno, il lungo inverno. Soli
s'appoggiano ai ginocchi per vedere
dentro lo sguardo illuminarsi il sole.
Di la' da se', nel cielo, le bambine
ai fili luminosi della pioggia
si toccano i capelli, vanno sole
ridendo con le labbra screpolate.
Son passate nei secoli parole
d'amore e di pietà, ma le bambine
stringendo lo scialletto vanno sole
sole nel cielo e nella pioggia. Il tetto
gocciola sugli uccelli della gronda.

I Poveri

da "Poesie"

I poveri hanno il freddo della terra.
Nella città spiovente, ai tetti, al fumo
tranquillo delle case, il giorno migra
nel colore d'oriente: così calma
la sera agli occhi mesti si fa lume.
Io li ricordo contro un cielo d'aria,
i poveri stupiti, come l'agro
verde dei prati sfiora nella pioggia
una velata eternità di sole.

Lelio

da "Poesie"

La tua tomba, bambino,
vogliamo sia sbiancata
come una cameretta
e che vi sia un giardino
d'intorno e l'incantata
pace d'una zappetta.
Era un dolce rumore
che tu lasciavi al giorno
quel cernere la ghiaia
azzurra e al suo colore
trovar celeste intorno
la sera. Ora, che appaia
la luna e del suo vento
lasci più solo il mondo,
ci sembrerà d'udire
nell'aria il tuo lamento.
Era un tuo grido a fondo
l'infanzia, un rifiorire...
Inventaci la morte,
o bambino, i tuoi segni
come d'un gioco infranto
rimasero alla sorte
del vento, ai suoi disegni
di nuvole e di pianto.
Ogni giorno che passa
è un ricadere brullo
nell'ombra che c'invita.
Irrompi a testa bassa
nel ridere, fanciullo,
devastaci la vita
e un'altra volta vivi.