Un breve manifesto (personale) per l’attività SEO

L’esigenza che avverto, frutto di molti anni di attività nel settore, è quella di affermare l’importanza decisiva di un elementare rigore scientifico nell’analisi dei dati di traffico al fine di calibrare con accuratezza e non solo « a sentimento» (anche se i sentimenti sono importanti!) gli interventi SEO per i propri clienti.

Gli strumenti a disposizione del professionista SEO sono numerosissimi, eppure è innegabile che un senso di delusione risieda in noi. Troppe volte abbiamo a che fare con dati di apparente importanza strategica ma che risultano alla prova dei fatti fallaci, o imprecisi, puri specchietti per le allodole.

Alzi la mano che non ha avvertito un senso di frustrazione usando qualsiasi – proprio qualsiasi – tool di analisi della concorrenza, per fare un esempio concreto.

Wittgenstein affermava che di ciò di cui non possiamo parlare è necessario tacere.

Troppe volte traiamo delle conclusioni basandoci su dati assolutamente inaffidabili. Il tranello rappresentato da grafici accattivanti, conclusioni a portata di clic, effetti speciali è sempre con noi. Il tool che ci scodella l’analisi che serve, pronta all’uso, semplicemente non esiste.

Troppe volte la SEO è trattata da chi la pratica non tanto come un’arte (questo sarebbe utile ed è persino necessario, per quanto non sufficiente) quanto come una sorta di armamentario di trucchi per apprendisti affabulatori, o come palestra di giochi di prestigio basati su numeri evanescenti. Sommatoria di qualche strumento per la SEO e di modelli di report buoni per tutte le evenienze. Oppure pratiche talvolta sciamanesche che si combinano in ricette miracolose.

Tornare alla statistica. La SEO non è ovviamente solo statistica, ma poggia sui numeri.
La statistica di base, per iniziare. L’ABC della statistica descrittiva.

Esaminare ciò che ci dicono i soli dati solidi che abbiamo, quelli che ci vengono dai nostri siti. Dati non campionari, dati non ricavati da traffici presunti sulla base di posizioni medie negli indici dei motori di ricerca, senza aggrapparsi a fantomatiche correlazioni mostrate come certe sulla base di r prossimi a 0…

I nostri dati. Guardare a cosa ci dicono i nostri dati.

Talvolta, ci sembra che ragionare in termini «semplici» – mediana e cinque numeri – boxplot e istogrammi, test delle ipotesi e medie mobili, sia riduttivo. Altre volte incontro professionisti che ritengono superflua anche solo una preparazione di base statistica, ignorando il fatto che la statistica ha un pregio fondamentale, insostituibile: quello di renderci scettici, e oltremodo dubbiosi.

Sappiamo poco, in realtà. Poco è dato capire guardando numeri generati per lo più da ciò che un algoritmo ignoto nella composizione e nel bilanciamento delle sue variabili addensa in posizioni di un indice. Quel poco, tuttavia, deve essere ragionevolmente supportato dai dati e dal buon senso.

Il resto è arte, appunto. Intuito, esperienza ed altro. Solo tracciando i confini tra ciò che è ragionevolmente (statisticamente) espresso dai dati in nostro possesso e ciò che la nostra esperienza suggerisce può far scaturire l’intuizione, l’esperimento dirimente.

Solo così, io credo, possiamo fornire un servizio di valore.

La SEO è materia intrinsecamente insidiosa. Affrontarla richiede esperienza, una certa dose di coraggio e un necessario senso del limite.

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